LA FENICE – Il potere di risorgere dalle proprie ceneri

“L’uomo che si alza è ancora più forte di quello che non è mai caduto”-Viktor Frankl-

Viktor Frankl, neuropsichiatra e fondatore della logoterapia, sopravvisse alla tortura dei campi di concentramento. Proprio come ha spiegato egli stesso in molti dei suoi libri, un’esperienza traumatica è sempre negativa, ma la reazione alla stessa è strettamente connessa alla persona che la vive. Sta a noi scegliere se rialzarci e riprendere in mano la nostra vita risorgendo dalle ceneri in un trionfo senza eguali; o, al contrario, limitarci a vegetare e abbatterci…

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Questa ammirevole capacità di rinascita, di riprendere fiato, ritrovare la voglia di andare avanti e le forze per farlo, a partire dalle nostre sventure e dai cocci rotti che ci portiamo dentro, prima di tutto attraversa un periodo davvero buio, certamente comune a molti: la “morte”. Quando affrontiamo un momento traumatico, “moriamo un po’”, abbandoniamo una parte di noi stessi che non tornerà più, che non sarà più uguale.

La fenice in Egitto

Nei suoi testi, Ovidio spiegava che in Egitto la fenice moriva e rinasceva una volta ogni 500 anni. Gli egizi identificavano questo maestoso airone con Bennu, un uccello associato alle piene del Nilo, al sole e alla morte. Secondo quanto spiegavano, la fenice era nata sotto all’albero del bene e del male, sapeva che era necessario rinascere periodicamente per acquisire maggiore saggezza e, con questo obiettivo, seguiva un processo molto meticoloso.

Ci sarà una fine; una parte di noi stessi se ne andrà, si trasformerà in cenere, nei resti di un passato che non tornerà mai più.

Tuttavia, queste ceneri non verranno portate via dal vento, anzi. Faranno parte di noi per formare un essere che rinasce dal fuoco molto più forte, più grande, più saggio… Un individuo che potrebbe essere fonte di ispirazione per gli altri ma che, prima di tutto, ci permetterà di andare avanti a testa alta e con le ali ben aperte.

FONTE : La mente meravigliosa

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