EMOZIONI

FILOSOFIA ZEN

La filosofia zen si basa sull’insegnamento dell’importanza di ogni singolo momento e si regge sul concetto del “qui e ora”.

Lo zen non è incentrato sulla ricerca del senso della vita, si tratta piuttosto di un aiuto pratico per il superamento delle barriere e delle difficoltà della persona. 

  1. La tentazione di arrendersi è molto più forte quando si è in prossimità della vittoria.
  2. Il segreto della vita è morire giovani, ma il più tardi possibile.
  3. Non parlare, salvo che tu possa migliorare il silenzio.
  4. Il viaggio di mille miglia comincia con il primo passo.
  5. Il forte supererà un ostacolo; il saggio, l’intero percorso.
  6. Non aver paura di posticipare, abbi il timore di fermarti.
  7. La felicità di uno stolto è anch’essa stolta.
  8. Nonostante tu sia inciampato e caduto, ciò non significa che abbia intrapreso il cammino sbagliato.
  9. La capanna in cui si ride è più confortevole del palazzo in cui ci si annoia.
  10. Guarda sempre il lato positivo delle cose, e se non esiste, strofina i due lati oscuri affinché brillino.
  11. Quello che deve succederà, succederà per tempo.
  12. Non è sempre nemico colui che segnala i tuoi difetti; non è sempre amico colui che parla delle tue virtù.
  13. Non preoccuparti se non sai qualcosa, preoccupati piuttosto se non vuoi imparare.
  14. I maestri si limitano a spalancare le porte, il resto del cammino lo farai da solo.
  15. Per quanto il vento ululi forte, una montagna non può inchinarsi a esso.
  16. Vivi con la pace nell’anima. Arriverà il momento, e i fiori fioriranno da soli.
  17. Non esistono amici privi di difetti; cercando in loro le imperfezioni, rimarrai senza amici.
  18. La disgrazia passa dalla stessa porta che tu hai lasciato aperta.
  19. Nessuno torna da un viaggio come prima di partire.
  20. Chi sa arrossire non può avere un cuore nero.
  21. È meglio essere persona per un giorno che ombra per mille giorni.
  22. Casa è là dove risiedono i pensieri.
  23. Colui che è riuscito a spostare la montagna ha iniziato spostando piccoli sassi.
  24. Quando si commette un errore, è meglio riderci subito sopra.
  25. Il momento più adatto per piantare un albero era venti anni fa. Il successivo momento più adatto è oggi.
  26. A determinare lo stato di felicità o infelicità di una persona non è l’evento in sé, bensì ciò che l’evento significa per quella persona.
  27. Bisognerebbe avere a cuore l’intero universo, così come i genitori si curano dei propri figli.
  28. Il bicchiere non è né mezzo pieno né mezzo vuoto. Il bicchiere è solo un bicchiere, e il suo contenuto cambia continuamente a seconda della tua percezione.
  29. Soltanto una cosa: cammina e lascia che il cammino si costruisca mentre prosegui; non esiste un cammino già fatto. Raggiungere la somma realizzazione della verità sarà faticoso, dovrai creare il percorso camminando da solo: esso non sarà lì pronto ad aspettarti. Succede proprio come in cielo: gli uccelli volano senza lasciare tracce. Non li puoi seguire: non ci sono impronte dietro di loro.

DESIDERI

Considero più coraggioso chi vince i suoi desideri
che chi vince i suoi nemici,
perché la battaglia più dura è quella con sé stessi.
Aristotele

Desiderare, in italiano, è un atto bellissimo, viene dalla parola “sidera” (stelle), e significa letteralmente:

accorgersi che nel tuo cuore c’è qualcosa di più di quel che, per ora, le stelle stanno concedendo all’umanità. –
Igor Sibaldi

QUANDO IL NATALE SI TINGE DI NOSTALGIA

Tavola apparecchiata. Sedie vuote. Rapporti infranti. Famiglie separate. Il Natale, periodo di allegria e di rincontri, si tinge di nostalgia, di tristezza, di angoscia, di infelicità. Non esiste più la spensieratezza tipica di queste date. Non percepiamo più la gioia dalla nostra sedia.

Perché la tristezza ci invade in questi momenti? Quando si avvicinano le feste e iniziano a prendere forma i preparativi, i regali, le decorazioni e la scelta di un menu, i ricordi volano e atterrano nella nostra mente. Non possiamo evitarlo. Il potere evocativo del Natale ci fa notare di più le assenze, quelle decise a tavolino e quelle capitate.

Il Natale non è più quella luce sempre accesa, poiché manca qualcuno, poiché tutto cambia con il passare degli anni e noi perdiamo quella meravigliosa emozione che ci invadeva da piccoli, abbandoniamo l’innocenza che ci faceva apprezzare ogni piccolo dettaglio. Anche la più infinitesimale banalità era piena di viva magia che ora il rancore e le assenze non ci permettono di vedere.

In quanti siamo il 24? E il 25? Chi viene? E io dove mi siedo? Inevitabilmente queste domande sorgono in presenza di sedie vuote che corrispondono alle persone che non ci sono, persone che si sono allontanate o che sono morte. Ricordi di tempi vissuti, di tempi che ora ci paiono più felici, più pieni, più nostri rispetto a quelli che stanno per arrivare e a quelli attuali.

Le persone lontane, quelle che la vita ha messo su un altro cammino, quelle che hanno scelto di non esserci, quelle che si sono fatte malvolere, quelle portate via dalla morte. Quelle sedie vuote, che nessuno occupa fisicamente, in queste date ci accompagnano per trasferire la sofferenza al momento presente.

Una sofferenza che era anestetizzata e addormentata dalla quotidianità della vita. Le sedie vuote feriscono, colmano i nostri occhi di lacrime, riempiono la nostra anima di dolore e di abbracci contenuti che rimangono senza un corpo a cui aggrapparsi.

Certo, fanno male. Ma nelle sedie vuote c’è uno spazio da abbracciare, da accettare e da nominare senza timore, perché possiamo piangere per l’ assenza, ma le sedie occupate si meritano il nostro sorriso.

Non è necessario forzarci di essere allegri, ma è bene ricercare uno stato di pace e di calma. La paura, l’angoscia e la tristezza non sono eterni, anche se ci spaventano.

Non possiamo evitare che qualche sedia rimanga vuota, ma dobbiamo ricordarci che ci sono anche sedie occupate, piene di presenza e d’amore. Probabilmente non tutte le sedie occupate ci danno benessere, ma questo non deve togliere importanza alle altre, quelle che ci fanno stare bene. Dobbiamo ricordarci che la vita prima o poi ci separerà dalle sedie che oggi amiamo tanto.

DONNE . . .

Avere coraggio significa sapersi distinguere e trionfare come donne in un mondo di uomini.
. . . Senza donne il mondo si fermerebbe: quali diritti rivendicare?. . .
La festa della donna e i relativi movimenti vogliono evidenziare le discriminazioni esistenti in quattro settori:

Mondo lavorativo:
si reclamano condizioni lavorative giuste, senza disparità di genere.
A livello mondiale si stima che per ogni dollaro guadagnato da un uomo, una donna percepisce solo 77 centesimi per svolgere lo stesso lavoro.
Fattori come le molestie sessuali al lavoro
o il fatto che in 18 paesi al mondo l’uomo può vietare alla donna di lavorare sono aspetti su cui riflettere.
Scenario domestico :
per cui si rivendica la necessità di ripartire in maniera paritaria le faccende di casa, così come la cura delle persone dipendenti.
Non dimentichiamo che nell’80% dei casi, sono le donne a badare ai figli o altri familiari dipendenti.
Sciopero dei consumatori:
Si tratta dell’ambito che merita più visibilità e che reclama la fine della pubblicità sessista e della “tassa rosa” per cui tutti i prodotti destinati al genere femminile (rasoi, assorbenti, servizi o prodotti pensati per la donna) hanno un costo maggiore.
Sciopero a scuola:
Gli istituti, le scuole e le università reclamano l’uguaglianza e la parità anche in ambito educativo.

Mercoledi Delle Ceneri DIGIUNO

Il digiuno e il potere di rinuncia . . .

. . . molti dei nostri bisogni derivano da un’imposizione del mercato e della società, più che da una reale mancanza.
Proprio per questo, molti di noi sono divenuti individui cronicamente bisognosi di qualcosa.

Il digiuno significa l’astinenza dal cibo,
ma comprende altre forme di privazione per una vita più sobria.

Nella Quaresima
siamo invitati ad intraprendere un cammino nel quale, sfidando la routine, ci sforziamo di aprire gli occhi e le orecchie, ma soprattutto aprire il cuore, per andare oltre il nostro “orticello”.

Omelia del Santo Padre in occasione della Stazione Quaresimale nella Basilica di Santa Sabina all’Aventino, 05/03/2014

QUAL È IL SIGNIFICATO BIBLICO DEL SEGNO DELLE CENERI?

La teologia biblica rivela un duplice significato dell’uso delle ceneri:

1. Anzitutto sono segno della debole e fragile condizione dell’uomo. Abramo rivolgendosi a Dio dice: “Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere…” (Gen 18,27). Giobbe riconoscendo il limite profondo della propria esistenza, con senso di estrema prostrazione, afferma: “Mi ha gettato nel fango: son diventato polvere e cenere” (Gb 30,19). In tanti altri passi biblici può essere riscontrata questa dimensione precaria dell’uomo simboleggiata dalla cenere (Sap 2,3; Sir 10,9; Sir 17,27).

2. Ma la cenere è anche il segno esterno di colui che si pente del proprio agire malvagio e decide di compiere un rinnovato cammino verso il Signore. Particolarmente noto è il testo biblico della conversione degli abitanti di Ninive a motivo della predicazione di Giona: “I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo. Giunta la notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere” (Gio 3,5-9). Anche Giuditta invita invita tutto il popolo a fare penitenza affinché Dio intervenga a liberarlo: “Ogni uomo o donna israelita e i fanciulli che abitavano in Gerusalemme si prostrarono davanti al tempio e cosparsero il capo di cenere e, vestiti di sacco, alzarono le mani davanti al Signore” (Gdt 4,11).

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